Io provo una specie di terrore quando, al momento di mettermi al lavoro e innanzi alle infinite possibilità che mi si offrono, ho la sensazione che tutto mi sia permesso. Se tutto mi è permesso, il meglio e il peggio, se nulla mi oppone resistenza, ogni sforzo è inconcepibile, io non posso appoggiarmi a nulla per costruire e quindi ogni impresa sarebbe vana.
Sono dunque costretto a perdermi in questo abisso di libertà? A che cosa mi aggrapperò per sfuggire alla vertigine di questo infinito virtuale?
A trarmi dall'angoscia in cui mi sprofonda una libertà incodizionata è sempre la facoltà di potermi rivolgere immediatamente alle cose concrete di cui stiamo parlando. Io non ho bisogno di una libertà teorica.
Ora in arte, come in ogni cosa, si costruisce soltanto su un terreno resistente: ciò che non consente appoggio, non consente neanche il movimento.
La mia libertà sarà tanto più grande e profonda quanto più strettamente limiterò il mio campo di azione e quanto più numerosi saranno gli ostacoli di cui mi circonderò. Ciò che mi toglie un ostacolo, mi toglie una forza. Più ci si impongono delle costrizioni, e più ci si libera di queste catene che impastoiano lo spirito.
Alla voce che mi ordina di creare, rispondo dapprima con sgomento, poi mi rassicuro scegliendo a mie armi le cose che partecipano della creazione ma che sono tuttavia esterne rispetto ad essa: e l'arbitrio della costrizione servirà appunto ad ottenere il rigore dell'esecuzione.
Concluderemo sottolineando la necessità di dogmatizzare se si vuole raggiunger lo scopo.
Se queste parole ci dan fastidio e ci sembrano dure, potremo astenerci dal pronunciarle. Ma non per questo racchiuderanno meno il segreto della salvezza:
"E' evidente - scrive Baudelaire - che le retoriche e le prosodie non sono delle tirannidi arbitrariamente inventate, ma una raccolta di regole richieste dalla stessa organizzazione dell'essere spirituale, e mai le prosodie e le retoriche hanno impedito all'originalità di manifestarsi chiaramente. Il contrario, e cioè che esse abbiano aiutato l'originalità a manifestarsi, sarebbe infinitamente più vero".
Igor Stravinsky