"Non intratur in veritatem nisi per charitatem". Agostino
Ho trovato questa frase in una nota a "Essere e Tempo", di Heidegger. Mi è piaciuta subito. Tanto. Nella stessa nota Heidegger cita anche Pascal: "il faut les aimer pour les connaître". La frase di Pascal però mi piace molto meno. Non amo il verbo amare.
"Charitatem" mi sembrava, da subito, più sobria. Io, che non ho mai studiato il latino, l'ho tradotta così: "non si può conoscere la verità se non attraverso la compassione".
Compassione nel senso di condividere le passioni, le emozioni.
Non si può comprendere l'altro se non mettendosi in sintonia con le sue emozioni.
Heidegger cita questa frase parlando di Max Scheler. Scheler parla di simpatia, che è decisamente più corretto. Il problema è che etimologicamente simpatia significa qualcosa di diverso da ciò che significa nell'italiano attuale.
è interessante analizzare anche l'etimologia di "charitatem", carità. In latino viene accostata a càrus, la persona cara, amata. Ma in greco Chàris è la grazia. Chàris sono ad esempio le tre grazie. E Chàris significa gioia, piacere, delizia, dolcezza, charm, amabilità; è il dono divino; è ciò che è fatto con grazia; è la condizione spirituale dello "stato di grazia".
E dunque: non possiamo penetrare la verità se non in stato di grazia. Ma, dice Schele, lo stato di grazia è dato dalla sympàtheia, dal "con-sentire" (no, Berlusconi non consente).
"Gli atti del sentimento sono infatti correlati intenzionalmente ai valori, che sono qualità inerenti alle cose e sono oggetto di un'intenzionalità conoscitiva, distinta dalle forme di conoscenza proprie della percezione o dell'intelletto: si tratta dell' intuizione emozionale, dotata di un'evidenza, che non è minore dell'evidenza che gli atti del percepire o del ricordare e così via hanno dei loro oggetti."
Intuizione emozionale. L'evidenza dell'intuizionee emozionale.
Ho come la sensazione che questo sia un concetto centrale in molti ambiti, primo fra tutti la psicoterapia.