"Free your mind, and your ass will follow."
-Funkadelic
Che cosa significa funky?
Dice wikipedia che funk è uno stile musicale nato negli anni '50 - '60, che pone meno enfasi su melodia ed armonia, ed impone un ritmo groove. Ma cos'è groove? Dice ancora wikipedia che il groove è una cosa completamente soggettiva, un concetto elusivo. Però, il groove è quella cosa che fa respirare un pezzo. Un ritmo è groove quando anche chi non danza è come se danzasse. E, nell'improvvisazione, quando si innesca il groove il gruppo diventa una gestalt, l'improvvisazione prende forma.
E funky? Pare che all'inizio funky fosse uno che puzzava: having a strong, offensive, unwashed odor. Ma poi è diventato qualcos'altro. Era l'odore di tabacco, qualcosa di offensivo, inopportuno. Pare che fra i jazzisti funk si dicesse già all'inizio del secolo, e che ancora negli anni '50 fosse una parola poco opportuna. In fondo anche il tango era roba per poco di buono, all'inizio. Le persone per bene mica lo ballavano.
Il funk rendeva il pezzo più lento, sexy, ammiccante. Poi arrivò James Brown, e nel funky ci mise la sincope. Il groove ti fa ballare, ma il retrogusto rimane sexy, e il tutto rimane qualcosa di poco raccomandabile.
Ambiguo, no? Una parola che significava puzza di tabacco diventa una cosa sexy che ti fa ballare. Unico tratto in comune: in entrambi i casi, qualcosa di poco raccomandabile. Ma perché mai usare una parola simile? Perché una cosa ripugnante diventa attraente? È possibile fare un'analisi ontologica della parola funky?
Sì, è vero, lo ammetto: l'etimologia di funk(y) è un caso limite. Usarla per sbeffeggiare le analisi ontologiche non è corretto. Ma non è tutta colpa mia. Dario ci ha messo del suo. Stiamo seguendo, assieme, un corso in Formal Ontology. E io mi sto lamentando che mancano i fondamenti. O meglio ... i fondamenti logici non bastano, la logica non basta per fondare una ontologia. Servono dei fondamenti cognitivi, che nel corso non vedo. E mi lamento, alzo la mano, faccio domande ed osservazioni moderatamente critiche.
Ma come, mi dice Dario? Proprio tu ti lamenti dei fondamenti e dei passaggi logici? Tu che pretendi di essere funky? Ecco dunque che un'analisi ontologica del funk si impone.
Sostanza, accidente e rigidità
Un'ontologia del funky probabilmente non si può fare, perché funky è un aggettivo, e gli aggettivi non sono proprietà sostanziali, ma solo accidentali. Uhmmm ... ti convince? Se togliamo la proprietà funky ad una canzone, quella canzone continua ad essere se stessa? Muta o meno la sua identità? Secondo l'ontologia formale, no. Non muta.
Funky è accessorio. Talmente accessorio che ci si può giocare. Giocare con le parole: una parola dispregiativa diventa sexy. Perché funky era l'odore dei negri. E allora i negri si sono messi a giocare con le parole, e funky è diventata una cosa cool, sexy, fica. E sincopata.
Ma la puzza funky dei neri, era essenziale o accidentale? Quella puzza era un tratto distintivo, necessario di quegli schiavi? Sono convinto che per gli americani bianchi di allora (e anche per qualcuno di oggi) sì, quella puzza era essenziale. Una caratteristica che l'ontologia formale definirebbe rigida, ovvero una proprietà che definisce l'identità di un individuo. Se non hai un odore funky non sei un nero.
E i neri ci hanno giocato. Non l'hanno rifiutata, ma ne hanno causato una deriva semantica, un cambio di connotazione. Funky aveva una connotazione negativa, ora ha una connotazione sexy. E, nell'immaginario comune, i neri continuano ad essere funky. Hanno il ritmo nel sangue, si dice. Sembra che essere funky sia nuovamente una proprietà ontologicamente rigida: se sei nero sei funky, se non sei funky non sei nero.
Ora, se il fine dell'ontologia formale è ingegneristico, ebbene queste connotazioni possono anche rimanere fuori dalla semantica che stiamo creando. Devo creare un piccolo mondo che sia il meno ambiguo possibile, che possa essere usato dai calcolatori per comunicare fra di loro e fare inferenze, e allora ok, evitiamo di essere funky. Possiamo anche chiamarla ontologia, sebbene l'ontologia ingegneristica sta all'ontologia filosofica quanto il funky groove sta alla puzza di tabacco. Se non peggio. Dobbiamo però essere espliciti nel dirci che il gioco funziona per dominii circoscritti, a patto che si definiscano prima concetti e relazioni, e a patto che sia chiaro che le scelte sono dettate da fini pratici. Il concetto di identità deve fondarsi su costrutti cognitivi, non logici. I principi di Michotte, della fenomenologia sperimentale e della Gestalt.
Gon' make you sweat, gon' make you groove
Infine, ricordiamoci che if you wanna be funky you gotta sweat. Devi sudare, per essere funky. Non è solo questione di odore. Non è solo questione di ritmo sincopato. Non è solo questione di sesso. Dicevamo che in un gruppo jazz che improvvisa, ad un certo punto c'è il groove, la musica respira. Ma perché questo succeda, i musicisti devono essere bravi. Devono aver passato anni sullo strumento, ad acquisire la padronanza necessaria a far sembrare tutto semplice. Devi aver studiato i fondamenti. Solo dopo, solo molto dopo, improvvisando, crei qualcosa che Csikszentmihalyi definisce flow, e che i jazzisti chiamano groove.
Devi conoscere le regole, devi saper suonare, devi saper tenere il ritmo. Devi saper ballare, per essere funky.