Negli anni ottanta in Vallarsa c'era una piccola emittente televisiva - Televallorsa - che trasmetteva un paio di ore a settimana: un notiziario e alcuni servizi girati in valle: avvenimenti, feste, e interviste. In questi mesi Renato Pezzato, il produttore di Televallorsa, sta digitalizzando quel materiale e lo pubblica su YouTube. Il mese scorso ha pubblicato un'intervista che Carla Stoffella, una delle collaboratrici di Televallorsa, fece nel 1990 a mio papà.

Dall'intervista esce, a tutto tondo, la figura di mio padre. Una persona che, sin da ragazzino, coltiva una passione, lavorare il legno. Che, finite le scuole dell'obbligo (la quinta elementare) va a fare il garzone, poi il falegname, e il carpentiere, che è un lavoro che gli piace meno ma è pagato meglio e che può dare comunque delle soddisfazioni. Che, con il fratello Tullio, decide di rischiare e comprare - facendo dei debiti - l'albergo che il loro padre (il mio nonno Attilio) aveva costruito ed era stato costretto a vendere. Che inizia con il fare l'arredamento del bar.

E che decide di provare a fare una scultura, il bassorilievo di una madonna. Che gli viene abbastanza bene, vorrebbe esporla ma si vergogna, qualcuno lo incoraggia, la espone al bar, agli avventori piace. E allora decide di farne delle altre, quando ha tempo e quando ha un'idea che gli piace.

Nell'intervista lui parla rigorosamente in dialetto, per un motivo semplice: con l'italiano fa fatica. E ogni tanto si inventa le parole (nell'intervista si inventa la credenziera).
Eppure, in meno di mezz'ora, il falegname montanaro che non parla neanche bene l'italiano distilla una sorta di lectio magistralis, in cui spiega la sua prospettiva sull'estetica, sulla creatività, sul processo creativo.

Per chi fa fatica a capire il dialetto provo a fare una sintesi.

Una riflessione sui materiali: "il legno di noce, io ho tanta simpatia, è un legno duro ma bellissimo".

Il fatto che fare una scultura è anche una sfida: quando ha deciso di provare a fare una scultura tridimensionale (lui fa confusione e parla di due piani, ma il concetto rimane) e non un bassorilievo qualcuno gli dice "guarda che è difficile". E il fatto che sia difficile lo sprona a provarci.

Racconta che le prime volte faceva direttamente il disegno sul legno e poi scolpiva, perché bisogna "saver cosa che se fa". Lavorando - scolpendo - però il disegno scompare. E allora racconta che uno scultore di Schio diceva che bisognerebbe farla prima in creta o plastilina e dopo portarsi sul legno per non sbagliare, per avere le forme giuste. "Io non sapevo nulla, me lo ha detto quando avevo già fatto. Non è facile, per me è stato impegnativo. Un conto è fare un serramento, per fare una scultura ci vuole passione, volontà, a metà strada ci si stufa, quanto tempo che ci vuole."

Nel raccontare il modo in cui ha arredato la saletta da pranzo più piccola spiega che è partito dal caminetto, che "diventa il punto di riferimento della sala". Il caminetto è rotondo (cilindrico) e da questo si è lasciato ispirare per tutto il resto: la veranda, che ha una forma circolare (sono 3 finestre su un semicerchio). Dal caminetto escono a raggiera dei travi del controsoffitto, con degli spicchi che si irradiano dal caminetto coprendo tutta la sala; e le due pareti, con delle figure rotonde (che a me ricordano dei pianeti), coerenti con il tema generale della saletta.

Nel descrivere una scultura, una coppia di persone in cui una sostiene l'altro, spiega che ha cercato di rendere la figura "armoniosa" (con delle forme tondeggianti, avvolgenti) per rappresentare "un senso di conforto, uno sostiene l'altro", e di aver fatto le due figure senza delineare il volto ("senza mettere la faccia"), in modo che chiunque si possa identificare ("che tutti possano mettere quello che hanno in testa"). Che è il concetto di opera aperta, che Umberto Eco ha sviluppato nell'omonimo libro per quanto concerne la scrittura, e che papà ha sintetizzato in poche parole e una scultura.

Poi racconta (ed è vero, lo ricordo anch'io) che molti dei clienti che passavano restavano colpiti soprattutto dal grande orologio in legno. Che non era la cosa più bella che lui avesse fatto, anzi, ma era la cosa che più attirava l'attenzione: "il 90% [delle persone] vedono solo questo". Come mai? "La novità penso, statue ne hanno viste tante, questa cosa che ha meno valore però l'attenzione del passante è l'orologio".

Quando Carla gli chiede quali strumenti usa, l'attrezzatura, lui racconta candidamente che un paio di martelli e una decina fra scalpelli e sgubbie è tutto quello che gli serve. "Tutto qua".

"io sono partito di mia iniziativa [autodidatta], non ho fatto la scuola, la scuola ti aiuterebbe ..." "L'espressione di un volto è difficile, gli ultimi mi sono venuti meglio ma all'inizio non riuscivo a dare la profondità, l'espressione dell'occhio". "L'occhio l'è tremendo [è difficile], la donna bisogna farghe l'ocio che el sia dolce, che el sia espressivo. L'è la parte più difficile. La bocca, i oci, e le man. La man quasi la parla".

Qualche consiglio? "oddio ..."

La passione: ho iniziato "da bocia", andava di nascosto da suo zio che aveva qualche attrezzo: "quando nol 'nciavava la porta ghe scapevo dentro, proprio la passion". Bisogna sapere cosa si fa, farlo sulla carta, capire se piace o no, per non sprecare tempo, fare sempre il disegno. Se è fatto bene parti deciso, consigliarsi con i famigliari. Ci si può fissare su una cosa che non vale la pena. Quanto tempo ci metto è una domanda un po' complicata. A voler fare tutto in una volta ("far tutto a drio") si può sbagliare. Se si fa un disegno e lo si lascia lì tre, quattro giorni poi si possono trovare dei difetti e cambiare idea o fare delle modifiche. "averlo sempre sotto i oci sel ga tanto dentro che lo si vede bello e dopo un mese ti accorgi che non era quello che pensavi". "Ho anche sprecato tempo, ghen vol de tempo, ma all'inverno". È un bell'hobby, che da soddisfazione, ma ci vuole passione, e non bisogna sperare di fare subito pezzi d'opera. È importante sapere come si comporta il legno.

Oggi è san Giuseppe, la festa del papà e la festa dei falegnami, e dunque oggi Giuly mi manca il doppio. Ma questo video mi aiuta a ricordarlo, a ricordare chi era.

Iscriviti alla newsletter

Prospettiva UX è una newsletter dedicata ad ux, architettura dell'informazione, usabilità.

Puoi annullare la tua sottoscrizione in qualsiasi momento attraverso il link in fondo alle mail.

Questa mailing list utilizza Mailchimp. Pertanto, iscrivendoti alla mailing list le tue informazioni saranno gestite da Mailchimp.Le regole di privacy di Mailchimp

Categorie

danza (16) | filosofia (19) | fotografie (20) | letteratura (11) | musica (25) | personale (49) | poesia (12) | politica (45) | psicologia (17) | ux (18) |

Tag

citazioni (22) | danza (13) | diritti (6) | emozioni (22) | filosofia (20) | fotografia (34) | internet (4) | italia (8) | letteratura (10) | londra (5) | musica (22) | natura (4) | nonviolenza (4) | personale (13) | poesia (20) | politica (36) | psicologia (25) | religione (5) | ricerca (6) | sardegna (4) | solstizio (16) | tango (18) | ux (15) | vallarsa (8) | viaggio (5) | video (16) |

Cookies

Questo sito utilizza cookies tecnici e di terze parti quali google analytics per funzionalità tecniche e statistiche.

Se non acconsenti all'utilizzo dei cookie di terze parti, alcune di queste funzionalità potrebbero essere non disponibili.