È un anno che non ci sei. Nel frattempo la vita continua, e ci si abitua anche all'assenza. Si creano nuove abitudini, una nuova normalità.
In questi giorni sto rileggendo le pagine del mio diario delle tue ultime settimane. La disperazione di allora ha lasciato il posto all'accettazione.
Sono mesi che non vado al cimitero. Per me è prioritario prendermi cura di chi è rimasto, e so che mi capisci. Soprattutto tu non sei lì, sei qui, nella bellezza che ci hai lasciato.
Ci si abitua anche all'assenza, ma l'assenza rimane. Mi mancano le tue battute, le tue mani che stringono, il tuo sguardo sul mondo. Mi manca il tuo sguardo. Negli ultimi giorni era l'ultima cosa rimasta, ed era abbastanza.
E nello scrivere queste righe il dolore ritorna, prepotente. Un dolore che ha un senso, perché dà corpo all'assenza.
Manchi, ma ci sei.