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"Qualcuno con cui correre" è un romanzo di David Grossman. Racconta di Assaf, un sedicenne che fa un lavoretto stagionale per il municipio di Gerusalemme, a cui viene affidato il compito di ritrovare i proprietari di un cane che vagava incustodito e senza targhetta identificativa. Quello che il suo responsabile gli chiede di fare è di seguire il cane, sperando che lo porti alla casa dei padroni, dove dovrà notificare loro la multa per l'abbandono dell'animale. Il cane però corre, e Assaf è costretto a rincorrerlo, strattonato dal guinzaglio che li lega. E lungo questa maratona si ritrova in quartieri che non aveva mai visitato, in strade, vicoli e piazze di cui ignorava l'esistenza. E lungo questa maratona incontra persone che conoscono il cane, Dinka (è una femmina) e conoscono la padrona della cagna, Tamar. E lungo questa maratona viene a scoprire alcune cose di Tamar, e decide che vuole trovarla, che vuole conoscerla.

Tamar, nel frattempo, si trova in una situazione complicata. Ha deciso, per ragioni che non voglio spoilerare, di fare l'artista di strada. Lei, che ha studiato canto e canta in un coro della città, si accorge in fretta che, per farsi sentire, lì sul marciapiede, lì nelle piazze, la tecnica e una voce ben impostata non bastano. Si rende conto che, per farsi sentire, deve entrare in connessione con i passanti, il potenziale pubblico. E si rende conto che per entrare in connessione con loro deve entrare in connessione con sé stessa, con le parti di sé che avrebbe preferito tenere sepolte.

E queste due cose mi sono piaciute molto.
Mi piace l'idea che, a volte, avremmo bisogno di seguire qualcuno, qualcosa, che ci faccia uscire dalla nostra routine, per vedere il mondo - e la nostra vita - in una prospettiva diversa. Che non è una delega di responsabilità: Assaf ha deciso di seguire il cane, di andare fino in fondo. È decidere di seguire un percorso diverso.

E mi piace l'idea che, in alcune circostanze, abbiamo bisogno di entrare in risonanza, con gli altri e con noi stessi. Che, se vuoi cantare davvero la tua canzone, devi metterti in gioco, devi farla tua, devi farla entrare nella tua pelle.

O, come scrisse uno degli autori più influenti della seconda metà del XX secolo:

Hey Jude, don't make it bad
Take a sad song and make it better
Remember to let her into your heart
Then you can start to make it better

Hey Jude, don't be afraid
You were made to go out and get her
The minute you let her under your skin
Then you begin to make it better

And anytime you feel the pain, hey Jude, refrain
Don't carry the world upon your shoulders
For well you know that it's a fool who plays it cool
By making his world a little colder

Hey Jude, don't let me down

You have found her, now go and get her (let it out and let it in)
Remember to let her into your heart
Then you can start to make it better

So let it out and let it in, hey Jude, begin
You're waiting for someone to perform with
And don't you know that it's just you, hey Jude, you'll do
The movement you need is on your shoulder

Hey Jude, don't make it bad
Take a sad song and make it better
Remember to let her under your skin
Then you'll begin to make it

Better, better, better, better, better, better, oh yeah!

Buon solstizio.

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